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Emilia

6/30/2019

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Sono Emilia Ammavuta, da cinque anni studio direzione di coro ​presso il Conservatorio di Palermo e ho una esperienza di circa 10 anni come artista del coro in contesti amatoriali e semiprofessionistici.
Studio e suono il flauto traverso, per mezzo del quale mi dedico alla riproposizione e diffusione delle musiche tradizionali siciliane e di altri paesi d’Italia e del mondo.
Emilia Ammavuta

Il mio obiettivo principale è quello di creare una o più realtà di musica corale che siano inclusive e rispettose dell’identità creativo/espressiva e di genere di ogni persona che ne fa parte.

​Mi trovo qui oggi per parlare della figura della direttrice, che sia di coro o d’orchestra, dei problemi e degli stereotipi cui essa va incontro nel momento in cui viene ad inserirsi nel mondo del lavoro.
Come forse molti sapranno, soprattutto per quel che riguarda le direttrici d’orchestra, la presenza femminile in questo settore è molto limitata. Le motivazioni sono parecchie e anche radicate nella storia di questa “giovane” professione nata (per come la conosciamo oggi) all’incirca nell’800.
La principale motivazione di questa “assenza” è legata allo stereotipo che dipinge la donna come “angelo del focolare” la cui autorità si esplica soltanto all’interno delle mura domestiche e non certo sul podio davanti al coro o all’orchestra.

Il suddetto stereotipo, per quanto possa apparire antiquato crea tutt’oggi cospicue difficoltà d’inserimento alle donne che vogliono diventare direttrici,

infatti molte di loro vengono considerate in virtù della loro bellezza e del loro appeal sul pubblico più che per le loro capacità tecniche e spesso vengono trattate più come icone mediatiche che come vere professioniste del settore.
Ciò accade con maggiore incidenza nell’ambito della direzione d’orchestra, basti pensare che in alcune ricerche statistiche svolte sugli studenti dei conservatori italiani il suddetto corso di studi viene definito “da uomini” proprio a causa dell’estrema preponderanza di iscritti e laureati di sesso maschile.

Mentre il settore della direzione di coro si mostra invece più “virtuoso” da questo punto di vista, basti pensare alle figure di Mariele Ventre (fondatrice e direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano) e Nora Orlandi (fondatrice e direttrice dello storico gruppo vocale “4+4” che ebbe molto successo negli anni 60 e 70), testimoni di una apertura del settore direzione verso la figura femminile.

La storia di queste donne mi ha spinto a farmi alcune domande che spero troveranno riposta in questo dibattito, una delle più pressanti riguarda il perché le figure direttive femminili vengono tutt’ora associate quasi esclusivamente a determinati ambiti (es: didattica musicale per l’infanzia), oppure considerate credibili solo se hanno un determinato aspetto esteriore, che invece conta molto meno se ci si riferisce ai colleghi uomini.
​

Esistono dei modi per ridurre il divario tra uomini e donne in un settore estremamente complesso e vario come quello dell’arte musicale?
Possiamo trovare insieme una riposta a tutto questo?
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